lunedì 8 agosto 2011

Tirando le somme (estratto) - Opa

...Ovviamente ho anche dei nonni paterni, di cui ammetto di non aver mai capito il vero nome. Per me sono sempre stati Nonno Opa e Nonna Oma (rispettivamente, traducendo dall’olandese, Nonno Nonno e Nonna Nonna) e ognuno li chiama in modo diverso. Non ho mai nemmeno ben capito la formazione di zii in mio possesso. Mio padre ha otto fratellastri, che è indubbiamente un ottimo incipit per una fiaba dei fratelli Grimm, nati dai vari matrimoni di mia nonna e di mio nonno. Però è anche figlio unico, perchè è l’unico ad essere figlio di entrambi. Di questi otto, o forse sette, almeno tre credo di non averli mai visti. Le uniche cose che so per certo e che mi servono ad identificarne alcuni durante le riunioni di famiglia, è che uno vede gli gnomi, una è schizofrenica, una fa il ministro e uno è troppo anziano per essere veramente uno zio.
Nonno Opa purtroppo è morto quando io avevo tre o quattro anni. Quando è successo non avevo modo di esserne dispiaciuta, in fondo lo avevo visto poco e nella bara di vetro con tutti i fiori intorno mi sembrava sereno con quella scenografia alla Biancaneve. Più passa il tempo invece più mi dispiace perchè un po’dai racconti, un po’dalle foto e un po’ dalle cose che ha lasciato credo che saremmo andati molto d’accordo. Era un creativo, in piccolo senza dubbio, ma scriveva poesie, scriveva per il teatro, studiava, aveva un sacco da fare. Quando sono nata ha iniziato a studiare l’italiano per poter parlare con me ma non abbiamo mai fatto in tempo a parlare davvero. 
Però il desiderio di imparare una lingua per amore è una cosa di me che avrebbe capito e per questo un po’ mi manca. 
Facendo ancora un passo all’indietro nel mio albero genealogico le informazioni iniziano a farsi scarse e soprattutto iniziano ad assomigliare sempre di più a delle telenovelas brasiliane. Ci sono ad esempio dei grandi sospetti su chi sia il vero padre di nonno Opa, data la sua inquietante somiglianza con il macellaio ebreo del quartiere. A supportare questa tesi c’è il fatto che anche suo fratello non assomigliava per niente al padre mentre ricordava alquanto il signore a cui la mia bisnonna aveva affittato per un periodo una stanza. Non sapremo mai quanto di vero ci sia in questa storia, ma ci crediamo tutti al punto da rivendicare con convinzione origini ebraiche se si tratta di lavorare durante lo shabat o di mettere mano al portafogli, cosa che facciamo malvolentieri per evidenti motivi genetici. Sulla carne di maiale chiudiamo un occhio, anche se io personalmente non l’ho mai amata granchè.
Nonna Oma non so bene che persona sia, l’olandese per me è un grande ostacolo a meno che non si parli di cibo e la rarità degli incontri non aiuta. Deve aver avuto una vita bella intensa, con tutti quei figli e quei mariti. Con il primo ha vissuto alcuni anni in Indonesia. Anche se il paese aveva ottenuto l’indipendenza, continuavano ad affidare ad iniziative straniere allevamenti e colture e, come in qualunque altra colonia, la vera autonomia venne raggiunta molto lentamente. Quello che ne rimane è il ricordo di un serpente enorme attorcigliato sul filo del bucato e il fatto che in casa la parola “piccante” continua a essere detta in indonesiano invece che in olandese. Per vostra cultura, nel caso ne voleste fare un trend, si dice “pedis” con la “e” quasi muta. Immagino vi tornerà estremamente utile. L’esperienza indonesiana della mia famiglia annovera anche uno zio in un campo di concentramento durante l’occupazione giapponese e io che mi dò un remo in faccia da sola durante un rafting in un torrente a Bali. Del secondo episodio rimane solo una cicatrice sul naso, mentre del primo una certa intolleranza di famiglia verso i giapponesi in generale, che ora vanno tanto di moda perchè nessuno si ricorda che durante la seconda guerra mondiale hanno saputo essere più nazisti dei tedeschi. I tedeschi invece non si puliranno mai la coscienza di fronte alla nostra famiglia, e questo per aver rubato una bicicletta al mio bisnonno. Da lì, per estensione, mio padre ritiene che ogni tedesco ne debba una ad ogni olandese. Poichè gli olandesi sono circa 16 milioni, e loro una cinquantina, il deficit della bilancia biciclette Teutonica-Olandese è approssimativamente di 800.000.000.000.000 di bici. Una ne hanno ufficialmente ridata l'anno della Riunificazione Tedesca. Rimangono, sempre per approssimazione 799.999.999.999.999 bici...

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