martedì 24 agosto 2010

IL CIELO DENTRO

Era un mercoledì, uno qualsiasi di una calda estate. La sveglia squillava testarda e alla fine ha avuto la meglio. Mi alzo nella penombra della camera, vorrei alzare la serranda e respirare un po' di luce ma tu stai dormendo abbracciato al tuo cuscino e non voglio svegliarti. Faccio qualche passo, mani e piedi devono ancora accettare di fare parte di me. Vado in cucina e, con le dita intorpidite, afferrò la macchinetta del caffè. Voglio fartelo trovare pronto al tuo risveglio. La macchinetta cade sulle mattonelle, fa rumore, un po' di caffè vecchio macchia per terra, il gatto accorre per controllare se può approfittarne in qualche modo. Guardo in basso, una striscia di luce mi attraversa i piedi, li vedo sfocati, le dita blu, anzi proprio azzurre soprattutto sulle punte. Sbatto le palpebre un paio di volte, muovo le dita dei piedi, provo a fare un salto, non ci riesco. È il sonno penso, non ho i riflessi, gli occhi appannati. Ti devo fare il caffè, ho anche comprato il latte. Mi chino per raccogliere tutto e allora mi vedo le mani. O meglio, le intravedo, perché in realtà non ci sono più. Dal gomito le braccia cominciano a rarefarsi e arrivate al polso diventano come fatte di aria azzurra. Effettivamente mi sento leggerissima, corro a uno specchio, sono molto pallida ma senza occhiaie, il viso è riposato. Una ciocca  di capelli che durante la notte deve essere sfuggita alla morsa dell'elastico fluttua morbidamente nell'aria. Rimango così una decina di minuti finché non vedo le guide delle mattonelle dietro di me proseguire sul m io viso. Mi vedo attraverso, solo delle piccole masse bianche più solide offuscano la vista. Si spostano lungo il mio corpo sospinte come da una brezza leggera. Devo svegliarti prima di scomparire, dirti che il caffè non te l'ho potuto preparare. Ora mi sposto senza toccare terra, credo che tutto questo derivi da te. Tu sei ancora nel letto però hai cambiato posizione, forse per il rumore della macchinetta che cadeva. Mi sdraio al tuo fianco, il tuo respiro muove le mie piccole nuvole. "Bi, ti devo dire una cosa." Te lo sussurro accarezzandoti il viso. Tu apri gli occhi, un po', mi guardi, sorridi. "Ti amo anch'io piccola." La tua voce è piena di sonno, gli occhi ti si richiudono e mi stringi a te, fortissimo. Nel tuo abbraccio riprendo consistenza, sono di nuovo io, mani, piedi e capelli.

Sono io, con te, con ancora tutto il cielo dentro.

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